Juventus, i conti non tornano: analisi e possibili scenari futuri

L’eliminazione prematura dalla Champions League, ad opera del non irreprensibile Porto di Sergio Conceicao, ha aperto le porte ad uno dei dibattiti più interessanti del momento (quantomeno in ambito calcistico): cosa succederà al club bianconero dal punto di vista puramente economico?

La mancata qualificazione ai quarti di finale, oltre ad essere un colpo difficile da digerire a livello sportivo, avrà notevoli ripercussioni anche sul bilancio della Vecchia Signora. All’appello mancheranno gli introiti dell’UEFA per il raggiungimento del risultato, oltre ad evidenti danni di immagine del brand (il titolo in Borsa è crollato la scorsa settimana)  ed al mancato riconoscimento di eventuali bonus derivanti dalle varie sponsorizzazioni, esigibili al raggiungimento di determinati risultati sportivi.

In seno alla dirigenza della Juventus sono giornate di profonda riflessione, in quanto non si può più nascondere la polvere sotto il tappeto. L’arrivo nell’estate 2018 di Cristiano Ronaldo  ha rappresentato un autentico all-in economico e sportivo: tutto l’ambiente auspicava, con l’innesto dell’asso portoghese, che fosse la soluzione migliore per poter fare il definitivo salto di qualità in termini di immagini e di risultati sportivi.

Ovvero, riuscire finalmente a conquistare la tanto agognata Champions League – assente oramai dal lontano 1996 – e soprattutto la possibilità di sedersi al tavolo delle big europee per ciò che concerne ricavi e prestigio internazionale. I risultati sportivi sono sotto gli occhi di tutti (tre eliminazioni consecutive, tutte per mano di compagini ampiamente meno attrezzate dei bianconeri), mentre quelli economici andrebbero approfonditi a dovere. Risultati deludenti ampiamente confermati dai nostri pronostici Champions League risultati esatti.

Da una rapida analisi si evince come l’approdo a Torino di Cristiano Ronaldo abbia evidentemente causato un innalzamento dei costi – il portoghese pesa a bilancio circa 87 milioni di euro l’anno, tra ingaggio lordo e ammortamento del cartellino – al quale non è seguito un proporzionale incremento del fatturato. Certo, dall’estate del 2018 i proventi derivanti dagli accordi di sponsorizzazione della Vecchia Signora sono lievitati notevolmente (attualmente i bianconeri possono vantare 96 milioni di euro annui di entrate tra sponsor tecnico e main sponsor, rispettivamente Adidas e Jeep), ma siamo ancora lontanissimi dalle cifre astronomiche percepite dai top club spagnoli ed inglesi.

Il gap economico con questi ultimi non si è assolutamente colmato ed anzi, a causa delle ben note vicende sanitarie, è probabilmente peggiorato: le previsioni di bilancio per l’anno in corso sono di una perdita complessiva di quasi 180 milioni di euro, frutto dei mancati introiti (derivanti da Stadio e JMuseum, oltre che dei già citati risultati sportivi non raggiunti) e dei costi complessivi che la società è costretta a dover sostenere. I bianconeri sono difatti passati da un modello “marottiano” – frutto di valorizzazione e vendita di giovani, come dimostrano gli esempi eclatanti di Pogba e Coman – ad un modus operandi poco lungimirante: questo volere tutto e subito, andando a cercare calciatori non più giovanissimi ma già all’apice – o meglio, in fase calante – delle rispettive carriere, in grado teoricamente di bruciare le tappe e permettere di ottenere risultati nell’immediato.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti e, qualora non si dovesse nemmeno riuscire a centrare lo Scudetto (ad oggi obiettivo complicatissimo, alla luce dei 10 punti di ritardo dalla capolista Inter e delle quote vincente Serie A), sarebbe il caso di parlare di autentico fallimento sportivo e finanziario. Va detto che la dirigenza bianconera, la scorsa estate, ha già provato ad invertire parzialmente la tendenza: i vari Mckennie, Chiesa e Kulusevski sono l’emblema della voglia di ringiovanire una rosa oramai appagata, pronta a dire addio a quella vecchia guardia che non ha più gli stimoli di qualche stagione fa.

Capitolo a parte merita evidentemente Cristiano Ronaldo: che fare con il portoghese? Quello che filtra attualmente è che Andrea Agnelli non avrebbe intenzione di lasciare partire il portoghese – che ha ancora un anno di contratto con la Juventus – a meno che non arrivi un’offerta importante. Se è vero che la cessione di CR7 darebbe fiato alle casse del club, è altrettanto vero che occorrerebbe pianificare a dovere il modo con cui sostituire uno dei calciatori più vincenti ed iconici della storia di questo sport.

Quasi certamente non verrebbe rifatto l’errore commesso tre stagioni fa, andando di pari passo con la scelta fatta sull’allenatore: appare certa la riconferma di Andrea Pirlo anche per il prossimo anno, ragion per cui è lecito attendersi una campagna acquisti mirata e soprattutto proiettata sul lungo periodo. Perché se è vero che in casa Juventus “vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”, è altrettanto vero che la polvere oramai ha quasi sommerso quel tappeto.

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